di Luciano Violante
Musiche Originali
eseguite dal vivo dai
Fratelli Mancuso
Adattamento e Regia di
Gigi Di Luca
Il punto di vista de La Cantata per la festa dei bambini morti di mafia, è quello delle vittime della malavita organizzata, che osservano le vicende terrene avvelenate dal crimine, dalla complicità, dall’omertà e dall’inerzia morale, da un loro “aldilà”.
Tra questa folla di uccisi, stanno i bambini vittime della mafia. Vittime inconsapevoli di un sistema che scardina la base del pacifico vivere comune, disseminandolo di sangue innocente e paura.
E per loro, la pietà e la tenerezza degli adulti, danno vita ad una festa fatta di sostegno e di speranza.
Nella cantata l’aspetto politico e l’indignazione civile ritrovano le loro radici profonde nei sentimenti più elementari: l’amore e la sofferenza, la rabbia, la solidarietà e il bisogno di giustizia.
La piaga che prende il nome di mafia si rivela qui nella sua essenza di offesa all’umanità.
E l’umanità che di essa è stata vittima qui alza la voce in un corteo che parte dalla Sicilia e riesce a coinvolgere l’intero Sud-Italia: la consapevolezza della forza della rettitudine umana rispetto alla vigliaccheria della criminalità, si manifesta nella rinascita della natura, nel rifiorire degli alberi.
La società civile delle vittime di mafia, degli eroi condannati a morte e dei caduti dimenticati, tenta di risvegliare la coscienza morale, e vi riesce con un grido di protesta, che rialza i volti impauriti, riapre a forza gli occhi chiusi, illumina le menti spegnendo l’indifferenza.
Le musiche di scena, sottolineano i momenti del dramma, della festa e del rituale corteo processionale in cui ci si ritrova ad essere uniti.
La messinscena con i volti, le voci, e i suoni dei fratelli Mancuso , Enzo e Lorenzo, originari di Caltanissetta, vuole evocare sensazioni di un tempo non morto, ma soffocato sotto un cumulo di macerie fatte di violenza, corruzione, degrado, omertà, sangue criminale e sangue innocente.
E’ come se al sistema malavitoso si opponesse un “Controsistema” che utilizzando gli stessi stilemi verbali ri-scopre una terra ancora pura nonostante il marchio di ferocia che la contrassegna. Una Madre Terra finalmente libera, fatta di tradizioni, parole, suoni, riti .
Voci e suoni tradizionali, riecheggeranno in una storia di vili e di eroi, di vittime e di carnefici, di abitudine e rassegnazione, di protesta e di vittoria, di catene finalmente spezzate.